BERTO FOR CHIARA SONDA: #INTERVIEW
Ti ricordi l’esatto momento in cui hai deciso di diventare (fashion) designer?

Credo che effettivamente un momento esatto debba ancora accadere. Ho una formazione da designer del prodotto e a quelli come me piace raccontare ciò che sta dietro al progetto più che il progetto stesso: con Berto c’è davvero di che raccontare credetemi!
Lavorare con un’azienda storica significa innanzitutto crescita: credo che poter lavorare con materiali di altissima qualità sia un privilegio non da tutti e lo è ancora di più se l’azienda in questione sta a pochi km di distanza.
Qual è stato il tuo primo progetto?

Per iniziare avevo scelto del denim 100% cotone, di quello rigido, duro, che quasi sta in piedi da solo! Ho realizzato sei pantaloni, uno diverso dall’altro sia nelle stoffe impiegate, che nelle finiture. Una tela che con i lavaggi si scolorisce e restano evidenti i segni del tempo, le cadute, i graffi e le pieghe date nei momenti della vita di chi li ha indossati.

Il processo creativo: lavori in modo istintivo o piani chi ogni singolo step? Da dove arrivano le tue idee?

Lavorare in negozio e stare a contatto con la gente offre una miriade di stimoli e idee interessanti da proporre. Quando lavoro alle collezioni Berto x Negozio Sbagliato penso alle donne venete, da quella grissino a quella col fianco, la pancia o col seno prosperoso. Sono modelli democratici che non si scelgono a seconda della taglia ma in base al proprio stile. L’istinto offre sempre le migliori risposte alle nostre esigenze.

Che cosa hai pensato quando sei stato contattato da Berto?

Lavorare con un’azienda storica significa innanzitutto crescita: credo che poter lavorare con materiali di altissima qualità sia un privilegio non da tutti e lo è ancora di più se l’azienda in questione sta a pochi km di distanza. Credo che il futuro abbia bisogno di filiera corta, non solo perché è importante essere green e rispettare l’ambiente, ma davvero perché l’esperienza e la passione per il proprio lavoro possa essere trasmessa in maniera efficace. È importante che si conosca da dove veniamo e cosa siamo in grado di fare nel mondo, non solo attraverso le grandi firme ma parallelamente anche nel locale.

Con quali dei tessuti di Berto hai lavorato per il tuo progetto e le tue collezioni?

Per la prima micro capsule, ho scelto tele rigide, L’OSAKA blu e color rame: divini col passare del tempo, con i lavaggi e l’usura cambiano colore e diventano morbidi, quasi il corpo li modellasse a propria misura. Per la nuova collezione invece ho azzardato dei colori più accesi optando per GRACE PRINT giallo e rosa, denim serigrafato a disegno cashmere da indossare con una t-shirt bianca e un paio di sneakers. Pantalone e giacca, un completo anni 80 rivisitato in modo super pop e sportivo che guarda ad una donna che i tacchi non ha bene idea di cosa siano.

Qual è la parte più significativa di Berto for Talents secondo te? Quali obiettivi sei stato in grado di raggiungere grazie a questo programma?

Non c’è soddisfazione più grande nello scoprire che i clienti che hanno acquistato dei capi realizzati in esclusiva per Negozio Sbagliato con i tessuti Berto contattino poi l’azienda per congratularsi della qualità del capo e riferiscano di esser entrate in contatto con la stessa tramite il negozio. Il mio lavoro consiste nel cercare di trasmettere al cliente finale ciò che sta dietro al processo di un capo. Vedere, toccare e saper raccontare i tessuti significa saper scegliere il meglio per noi stessi e per le generazioni future, è un fatto anche morale più che economico.

“Less but better” può essere letto come l’approvazione di un certo grado di purezza nel design ma anche nel fashion design. Può anche essere inteso come un messaggio ambientale sulla riduzione e la sostenibilità. Cosa ne pensi?

Assolutamente si, credo ora più che mai sia importante scegliere qualcosa che ci piaccia davvero, che porti un valore aggiunto. Io sono figlia dei mitici anni ’80, siamo gente che ha accumulato beni per troppi anni e che ad un certo punto si è trovata a non saper più scegliere cosa davvero vale la pena comprare. Serve cultura, serve responsabilità nell’acquisto e nel veicolare le informazioni correte e questo spetta ad ognuno di noi ogni giorno.

C’è qualcosa che non hai mai fatto e che ti piacerebbe realizzare?

Sì: uno store Berto - Sbagliato!

www.facebook.com/negoziosbagliato