Qual è stato il tuo primo progetto?
Hellequino è il mio primo progetto “solista” . Nasce dal desiderio di dire la mia nel mondo Raw and Workwear, cercando di mischiare elementi di confezione classica Italiana con la pura funzionalità che di solito questi capi rappresentano. Assieme alle tecniche costruttive un altro aspetto divertente da reinterpretare in questo mood è l’introduzione di una linea stilistica minimal, che riesca comunque a richiamare gli archetipi Heritage di questa nicchia, tradotti in un tratto visivo unico e distinguibile.
Il processo creativo: lavori in modo istintivo o piani chi ogni singolo step? Da dove arrivano le tue idee?
L’ispirazione è sempre attorno a me. Una foto, una canzone, un capo usato trovato al mercatino. Non ci sono limiti per lasciarsi coinvolgere e reinventare in questo mestiere.
Che cosa hai pensato quando sei stato contattato da Berto?
L’intesa con Berto è stata immediata, a tutti i livelli. L’azienda coniuga una esperienza semplicemente inarrivabile in questo settore, con una cordialità ed un attenzione alle esigenze del cliente che oggi è quasi impossibile da ritrovare in altre realtà del mondo tessile.
Con quali dei tessuti di Berto hai lavorato per il tuo progetto e le tue collezioni?
Tutto è partito dalle proposte di Manifattura 1887 , un denim cimosato dal sapore autentico. Ho affinato poi la ricerca in base ad un peso specifico che mi occorreva per dare ai capi un volume unico ed una sensazione all’indosso innovativa. Il tessuto Catch di 11oz è stata la mia scelta finale. Successivamente ho poi trovato nel tessuto Ranger, non cimosato, l’ideale materia prima per dare struttura a capi foderati come il Kimono ed il Gilèt.
Qual è la parte più significativa di Berto for Talents secondo te? Quali obiettivi sei stato in grado di raggiungere grazie a questo programma?
L’attenzione che Berto rivolge ai progetti giovani ed innovativi è semplicemente un gesto nobile. Mettere a disposizione la propria esperienza e supportare le start-up di questo settore abbattendo le barriere dei minimi produttivi è un grande sforzo che rende possibile la nascita di collezioni di ricerca e di grande ispirazione, che altrimenti sarebbero mutilate dai tanti paletti che la realtà industriale impone.
“Less but better” può essere letto come l’approvazione di un certo grado di purezza nel design ma anche nel fashion design. Può anche essere inteso come un messaggio ambientale sulla riduzione e la sostenibilità. Cosa ne pensi?
La ricerca per ridurre l’impatto della società contemporanea sull’ambiente è un aspetto che nessuna realtà industriale oggi può permettersi di trascurare. Con i dovuti tempi, e siamo pesantemente in ritardo, arriveranno giuste limitazioni a livello legislativo, e chi si è già istruito e strutturato da questo punto di vista, sarà giustamente premiato. “Don’t buy trash” è il nostro payoff, e non credo che abbia bisogno di spiegazioni. Ancora una volta, sotto questo aspetto ho trovato in Berto un partner sulla nostra stessa frequenza d’onda.
C’è qualcosa che non hai mai fatto e che ti piacerebbe realizzare?
Il meglio deve ancora venire… Ogni giorno restiamo concentrati sul presente e passo dopo passo costruiamo le fondamenta del nostro progetto. Stay tuned.