BERTO FOR EUGENE
Ti ricordi l’esatto momento in cui hai deciso di diventare fashion designer?

Otto anni fa, quando avevo 20 anni, sono entrato nel Department of Fashion Design. Prima di allora, il mio sogno era quello di diventare un designer di automobili, ed è forse è per questo che ancora oggi mi sento dire che il mio modo di progettare ricorda quello di un designer di automobili.
Pensare fuori dagli schemi per creare qualcosa di unico nel suo genere.
Qual è stato il tuo primo progetto?

Come primo progetto, ero libero di utilizzare qualsiasi tipo di materiale e… ho spruzzato dell’acqua sulla carta igienica e l’ho modellata con l’acqua creando un fiore. 
Era un po’ dura definirli veri e propri “capi di abbigliamento”, ma mi piaceva l’idea di sperimentare partendo da materie prime che non hanno a che fare con il mondo fashion: credo mi diano la capacità di sperimentare approcci nuovi al design di un capo.

Il processo creativo: lavori in modo istintivo o pianifichi ogni singolo step? Da dove arrivano le tue idee?

In genere scatto molte foto e salvo molte immagini, da cui poi prendo ispirazione. 
Solitamente passo in rassegna tutta la mia galleria, seleziono alcune immagini e poi le appendo ad un moodboard. Se c'è qualche design che mi piace particolarmente, sviluppo prima i cartamodelli, poi inizio a lavorarci con photoshop per dare forma alla mia idea e trasformarla in toiles (cartamodelli). Dopo aver preparato diverse toiles, realizzo gli abiti. (qui chiediamo alla franci se la procedura e i termini sono giusti)

Che cosa hai pensato quando sei stato contattato da Berto?

Ho incontrato il team di Berto per la prima volta a PV e, appena ho visto il loro denim Flocking, nella mia mente avevo già disegnato un’intera collezione.

Con quali dei tessuti di Berto hai lavorato per il tuo progetto e le tue collezioni?

Ho lavorato con il denim Flocking perché questo tipo di tessuto mi permette di variare il colore come desidero, dando, per esempio, un effetto vintage.

Qual è la parte più significativa di Berto for Talents secondo te? Quali obiettivi sei stato in grado di raggiungere grazie a questo programma?

Grazie a questo progetto ho studiato come dare nuove forme al tessuto, ho potuto creare una mia tecnica personale per creare i miei abiti, con i quali ora sto per realizzare il mio brand.

“Less but better” può essere letto come l’approvazione di un certo grado di purezza nel design ma anche nel fashion design. Può anche essere inteso come un messaggio ambientale sulla riduzione e la sostenibilità. Cosa ne pensi?

Come per Berto "Essere un'azienda sostenibile non è l'obiettivo finale ma un valore concreto e condiviso", anche per me non è l'obiettivo finale, ma credo che la sostenibilità sia un modo per far sì che il marchio sia sempre in evoluzione, che non si fermi mai, che viva sempre nuovi start verso nuove direzioni.

C’è qualcosa che non hai mai fatto e che ti piacerebbe realizzare?

Amo il denim perché è un capo casual e versatile che i consumatori possono indossare con un’attitude easy. Per la prossima collezione, sto già realizzando capi che ho sempre avuto in mente di realizzare.